Nel biancosilenzio dell'inveterata acquiescenza, le sillogi riguardanti il mesmerico passato si dissipavano in prospettive surretizie. Lui le guardava, esse svanivano. Il vuoto diradava le tignose permanenze della memoria, essa stessa ormai immemore, dileguata oltre il confine in cui l'inconoscibile assorbe gradatamente il precesso... Così, sonnecchiante sul baratro dell'ineffabilità, ormai rassegnato al non potersi più affrancare ad alcunchè (né da alcunchè), gli parve di sollevare il velacro che l'aveva soverchiato ab antiquo. Giacque, si riebbe e rigiacque. Talora gli sovvenne l'immagine sbiadita di lei, la sua voce ottenebrata dalla distanza, ma ancora rimbombante e percepibile...
"... Carne! ...Carne! Maledetto figlio di puttana! Da quando abbandoni delle donne incinte? Fottuto stronzo! Ho partorito e tu non c'eri!"
Nessun commento:
Posta un commento