lunedì 28 febbraio 2011

Way out

"Vuoi assaggiarlo?"
"Pensi che ne valga la pena?"
"Senti dei profumi?"
"Aroma di tabacco, un tocco di vaniglia, dovrebbe avere un invecchiamento di dodici anni..."
"Tutto questo senza assaggiarlo?"
"Sì, ci vedo bene... è scritto tutto sull'etichetta"
"Mi stavi prendendo per il culo?"
"Come al solito"
"Fanculo"
"Non chiudere così"
"Così come?"
"Così come al solito"
"Di che altro vuoi parlare?"
"Non ti ricordi il motivo per cui siamo qui?"
"Carne?"
"Carne"
"Cosa vuoi sapere?"
"Quanto hai dato a Lukas?"
"Sono affari tuoi?"
"Se usi i nostri soldi, direi di si!"
"Vuoi una risposta?"
"Perchè altrimenti te lo avrei domandato?"
"Poco"
"Bene, e a Natsika?"
"Di più"
"Di più quanto?"
"Abbastanza"
"Sarebbe meglio definirlo questo quanto"
"Quello che importa è il risultato"
"Dici che Natsika ce la farà?"
"Dico che Natsika ce la sta facendo, mezz'ora fa era andata a prendere uva secca e noci e non è ancora tornata"


Natsika ce la stava facendo davvero, aveva già raggiunto il terzo orgasmo e Carne non dava segni di cedimento. Cominciava a preoccuparsi e ne aveva ben donde... di lì a poco fu sopraffatta da una nuova ondata di piacere, talmente forte che svenne.


"Non avevo dubbi che sarebbe andata a finire così, avevo capito subito che non era una professionista, una professionista avrebbe retto ben altro..." pensò Carne cercando una via d'uscita tra le casse di frutta secca.

Blackmail

"E' una vera cagata!"
"L'ouzo?"
"Non lo so, sto parlando di questa schifezza..."
"L'ouzo... lo hai bevuto liscio, dovevi aggiungere acqua e ghiaccio... "
"Tanto valeva ordinare un aranciata..."
"Paesi che vai, costumi che trovi..."
"Saggezza popolare?"
"Esame di realtà"
"Chiama la ragazza!"
"Perchè io?"
"Cerchiamo di smetterla con queste pantomime, chiama la ragazza"
"Signorina Natsika...."
"Eccomi" fu la pronta risposta della ragazza dalle grandi tette.
"Può portare un Lepanto al mio amico?"
"Lepanto?"
"Hai capito bene, Lepanto, brandy, invecchiato..."
"Ho capito, vi porto subito una bottiglia di Metaxa"
"Metaxa?"
"Ha capito bene, Metaxa, brandy, invecchiato, con petali di rosa.."
"Bene, soprattutto i petali di rosa piaceranno molto al mio amico... "

"Lukas, non ti sembra strano che i due vecchi non abbiano fatto domande?"
"Chi non domanda, sa... oppure no"
"Saggezza popolare?"
"Calcolo delle probabilità, cinquanta e cinquanta!"
"E se lo trovano?"
"E' ben nascosto"
"Speriamo bene, è un bel ragazzo ma non mi sembra molto furbo..."
"Avresti potuto insistere"
"Ci proverò di nuovo"
"Speriamo bene, tu lo sai bene quanto vale!"

"Sono arrivati! Come avranno fatto a trovarmi? Avranno scoperto anche questo blog?" pensò Carne, raggomitolato tra le casse di fichi e di uva secca.
"Ci deve essere una spia" sussurrò qualcuno vicino a lui
"Cosa ci fai qui?" disse Carne riconoscendo l'odore emanato dal corpo di Natsika
"Per prendere uva secca e noci per il Metaxa ma non solo"
"Non solo?"
"Non solo" rispose la ragazza, sfiorandogli la schiena con le sue grosse tette e accarezzandogli il petto
"Non è questo il momento" mormorò Carne bloccando la mano che stava prendendo una strada pericolosa.
"Con te non è mai il momento, meglio che torni di sopra dai vecchi a raccontare loro un po' di cose"
"E' un ricatto?"
"Decidi tu"

domenica 27 febbraio 2011

The calm before the storm

"Finalmente ho una casa, una casa tutta per me" pensò Carne senza aspettare risposta.


Non era certo la lussuosa abitazione di Londra ma era una casa, modesta ma accogliente. La finestra del soggiorno guardava il mare, la spiaggia sotto casa, di madreperla sottile, ospitava un piccolo chiosco dove, quando ne aveva voglia, poteva trovare qualcosa da mangiare all'ombra di una tettoia di canne ricoperta da una vite americana. Dolmàdes e Pitàkia erano il suo cibo preferito che lui amava innaffiare con il Kokkineli, meno resinato del Retsina. In quei giorni Carne era l'unico cliente e Natsika, la giovane e morbida cameriera, spesso gli teneva compagnia. Spesso cercava di provocarlo, sfiorandolo con le sue grosse tette o accarezzandogli i capelli, ma ogni suo tentativo sembrava destinato al fallimento. Carne non reagiva.
"Sei gay?" chiese la ragazza 
"No, solo due, che io sappia" rispose Carne trovando la risposta nel suo passato (del quale peraltro ricordava pochissimo) e lasciando perplessa la giovane greca. La sua risposta lo rese inquieto. Stava per succedere qualcosa che aveva a che fare con i due vecchi... altrimenti quella risposta non avrebbe avuto senso.


"C'è posta per lei!" La voce di Lukas arrivò da lontano, accompagnata dal profumo di mandorle dei Kourambiédes.


Già leggendo il proprio nome  riconobbe la calligrafia e, lacerando la busta, si preparò al peggio.
Ora sei nella padella ma vedrai che presto, quando tornerai qui, finirai nella brace! 
L'inizio della missiva aveva un tono minaccioso, una forte ansia - che non provava da tempo - lo assalì.
"Lukas, chi ti ha dato questa busta?"
"Un vecchio gentiluomo inglese, dai modi gentili"
"Era solo?"
"No, era con un altro gentiluomo inglese, da modi gentili..."
"Ti hanno fatto delle domande?"
"Mi hanno chiesto di te..."
"nessun altra domanda?"
"Molte, ma se le sono fatte a vicenda..."
"E hanno concluso dicendo fanculo?"
"Proprio così, tant'è vero che stavo per menarli..."
"Non ce l'avevano con te!"
"Me lo hanno spiegato, si sono scusati per il misunderstanding..."
"Cosa cazzo ci fanno qui?"
"Non lo so"
"Scusami Lukas, anche questo era un misunderstanding.."
"Come fanculo?"
"Come fanculo" concluse addentando uno dei tre Kourambiédes ancora tiepidi senza preoccuparsi se il vecchio greco avesse compreso il senso della sua risposta.


"Kate ha davvero partorito e io non c'ero, non è dunque stata una allucinazione!" pensò leggendo il resto della lettera...
"Perchè lo dicono a me, io non c'entro o perlomeno non me ne ricordo..." 




CdC - Critical Intervew 02 (Casting)

CdC - Critical Interview 01

Il passato non si può cancellare

Nel biancosilenzio dell'inveterata acquiescenza, le sillogi riguardanti il mesmerico passato si dissipavano in prospettive surretizie. Lui le guardava, esse svanivano. Il vuoto diradava le tignose permanenze della memoria, essa stessa ormai immemore, dileguata oltre il confine in cui l'inconoscibile assorbe gradatamente il precesso... Così, sonnecchiante sul baratro dell'ineffabilità, ormai rassegnato al non potersi più affrancare ad alcunchè (né da alcunchè), gli parve di sollevare il velacro che l'aveva soverchiato ab antiquo. Giacque, si riebbe e rigiacque. Talora gli sovvenne l'immagine sbiadita di lei, la sua voce ottenebrata dalla distanza, ma ancora rimbombante e percepibile...


"... Carne! ...Carne! Maledetto figlio di puttana! Da quando abbandoni delle donne incinte? Fottuto stronzo! Ho partorito e tu non c'eri!"

Retired?

Carne ormai era libero, per la prima volta in vita sua. Il percorso verso la libertà era stato duro, irto di ostacoli, ma tutto era andato secondo i suoi piani. Avrebbe potuto liberarsi di Carnet un migliaio di volte ma aveva preferito aspettare il momento giusto, quello in cui sarebbe stato lo stesso Carnet a prendere la decisione finale liberandolo anche dalla responsabilità di un simile passo. Ora finalmente, per la prima volta in vita sua, era libero.


"E adesso che cazzo faccio?"


Essere libero non rientrava nel suo DNA. Per giunta aveva smesso di parlare con sè stesso, di farsi delle domande e di darsi delle risposte... era ormai un vecchio pensionato. 


"E se mi comprassi una televisione?"

Non si rispose.